L'idea

 

Può sembrare strano vedere un libro del genere ricco di  fotografie in B/N, unite da un unico filo conduttore: l’emigrazione che portò tanti trecchinesi in Brasile. L'idea è nata per caso mentre scartabellavo fra le lettere e le foto che mio nonno Carmine aveva raccolto nella sua lunga vita, trascorsa per gran parte in Brasile. E forse proprio grazie alla catalogazione  fatta da nonno Carmine ho potuto  mettere  insieme questo volume. Ricordo ancora il mio stupore, quella sera in soffitta, nel vedere in quel vecchio baule che lo aveva accompagnato per anni in Brasile e durante i suoi lunghi viaggi di nave per attraversare l'Atlantico, centinaia di lettere suddivise per mittente e per periodo, ben raggruppate, legate con un fine spago che da anni le teneva insieme.

Centinaia di fotografie in B/N con scritto sul retro nome, data  e luogo, ma anche numerose dediche fatte all'amico Carmine, al caro compare, allo zio, al cognato e così via. Cominciò così un lungo lavoro che, sinceramente, mi incuriosiva sempre di più: ammirare le foto di persone che non ho mai conosciuto e notare come con il passare degli anni mutavano le tecniche fotografiche, cambiava il modo di vestire della gente, le acconciature, lo stesso modo di  "mettersi in posa" per "il ritratto" che allora era comunque considerato come un evento straordinario e non per tutti.

E' scattata allora l'idea del libro, mettere cioè a disposizione di tutti quel materiale fotografico che comunque rappresentava più periodi della vita dei trecchinesi sia in paese che all'estero.

Al materiale fotografico ho aggiunto una relazione che nonno Carmine ha scritto al Dott. Antonio Lomanto Junior con la quale racconta la storia della fondazione di Jequié scendendo anche nei minimi particolari di quelli che furono i primi anni ed i primi fatti che caratterizzarono poi la vita e il commercio di Jequié e della sua regione. L'emigrazione verso il Sud - America ha segnato, e non poco, la vita dei Trecchinesi che già dalla fine dell'800 si imbarcavano dai porti di Napoli o di Genova sui transatlantici della speranza per raggiungere l'America.

Molti furono dei veri pionieri, comprarono terreni, costruirono fazende e dove inizialmente c'era terra incolta nacquero i primi nuclei abitati per poi diventare man mano sempre più grandi fino a raggiungere, in alcuni casi, come verificatosi a Jequiè, nello stato di Bahia, delle vere e proprie città con migliaia di abitanti. Non ho tralasciato di inserire nel volume alcune vecchie foto di Trecchina, foto di inizio secolo che ritraevano angoli del paese che ancora oggi conservano quelle stesse caratteristiche di 90 anni addietro.

Un settore l’ho riservato a Jequiè, cittadina Brasiliana fondata anche dai Trecchinesi che con il proprio lavoro hanno apportato una così ampia evoluzione commerciale da condizionare l’economia dell’intera area con la costruzione di una ferrovia che è servita non solamente al proprio sviluppo economico ma anche alle popolazioni locali isolate dal resto del Paese a causa delle grandi distanze fra i vari piccoli centri abitati. Fra le foto di Jequiè anche quelle, probabilmente uniche, dell’alluvione del 1913, anno in cui il Rio das Contas inginocchiò l’economia locale ma che nello stesso tempo incoraggiò chi, con grande forza d’animo, risistemò tutto in poco tempo tanto da far rifiorire quel centro commerciale che ormai, grazie ai Marotta, ai Grillo, ai Lamberti e a tanti altri trecchinesi rappresentava un esempio per molte altre zone interne dell’intero Brasile.

Un capitolo l’ho dedicato ai bambini dell’epoca, a quei frugoletti che venivano "preparati" nel migliore dei modi perché dovevano essere più belli per la foto. Ancora un capitolo dedicato alla moda dell’epoca, donne con sfarzosi cappelli, uomini impettiti con giacche e gilet tirati a modo e con l’inseparabile cappello. E poi i "baffi", sì i baffi dell’epoca! Chi in un modo chi un altro provvedeva giornalmente alla cura del proprio baffo che molte volte significava anche ore di lavoro e costanza per la realizzazione di quelle "sculture" umane. Vorrei dare un consiglio nella lettura delle foto, perché le foto vanno lette e interpretate, spesso traspare sui visi dei soggetti un velo di gioia: l’evento del ritratto rappresentava qualcosa di importante per chi poteva economicamente permettersi tale cosa. In altre foto, invece, ecco quel velo di malinconia che l’emigrante non riusciva mai a nascondere. La foto era il solo mezzo disponibile per comunicare alla famiglia il proprio stato sociale, ma non nascondeva certo il proprio stato d’animo. Molte foto non sono perfette anche se originali di fine secolo scorso ed inizio del nostro secolo, molte di esse sono montate su cartoncino, come si usava allora. Infine un ultimo messaggio a quanti rivedranno fra le pagine le foto dei propri avi.

Non ho messo il nome per non fare un catalogo dei trecchinesi vissuti un secolo fa, questo è solamente un simpatico modo per ricordare l’emigrazione trecchinese in Jequiè. Agli amici Brasiliani, in particolar modo di Jequié, che avranno l’opportunità di avere tra le mani questo piccolo mio contributo va il ringraziamento mio personale per aver dato ospitalità, affetto e amore a quanti della mia famiglia hanno trascorso anni ed anni in terra brasiliana. Ho dedicato il volume a mio nonno e proprio pensando al suo grande cuore ho deciso di devolvere i diritti d’autore di mia competenza a favore dei Meninos de Rua dello Stato di Bahia, in Brasile, e continuare quell’opera benefattrice per la quale egli si era tanto impegnato nei 52 anni trascorsi in Brasile.

E’ doveroso ringraziare pubblicamente chi mi ha dato la consulenza storica e geografica nonché autore delle correzioni dei testi in portoghese: il caro amico e trecchinese Eduardo Sarno che con tanta tanta pazienza mi ha seguito in ogni momento ed in ogni passo della stesura del presente volume, pubblicizzando, inoltre, l’evento letterario. Così facendo ha rivalutato, in appoggio a quanto da me scritto, il pionierismo trecchinese in terra brasiliana. Grazie infine a quanti hanno ritenuto opportuno concedere il patrocinio all’opera.